Riassunto da "Architettura e modernità"
Parte settima
Il successo dell'architettura nel mondo: 1988-2000
Dalla mostra del Decostruttivismo al Guggenheim di Bilbao
1988, a New York si apre la mostra "Deconstructivist Architecture", a cura di Johnson e Wigley. La mostra ha come tema il modo in cui possono essere influenzati gli orientamenti dell'architettura e le opere realizzate di conseguenza dai sistemi mediatici della cultura; la mostra presenta sette personalità tra cui nomi che compaiono per la prima volta come Hadid, Libeskind, Koolhaas.
La mostra ha un notevole successo, in poco tempo comincia a fare eco la parola "decostruttivismo" che è comunque piena di assonanze con il passato: da alcuni era infatti stato definito post strutturalismo. Il decostruttivismo, si apre all'esterno con chiavi di lettura destabilizzanti, ci si allarga, si va oltre la percezione dell'esistenza. Ciò che decostruisce è ciò che modifica le icone tradizionali e convenzionali, tutto viene ribaltato; il vecchio non si annulla, ma cambia di significato.
Questo cambiamento nel modo di pensare l'architettura non è avulso da quello che sta succedendo nel mondo in quegli anni, data cardine è il 1989, la caduta del muro di Berlino e l'inizio simbolico di una nuova epoca storica, accompagnata da cambiamenti politici e geografici dei confini fisici e teorici che accompagnano a una nuova globalizzazione.
Si affaccia su questa scena un giovane architetto polacco, Daniel Libeskind, nato da genitori ebrei scampati alle persecuzioni razziali.
Libeskind è un architetto poliedrico, si interessa a svariati campi e si forma tra più culture, gira e vive in più parti del mondo, partecipa a mostre, esposizioni, realizza congegni paragonabili alle macchine leonardesche. In lui è forte il tema della linea, che ha la sua massima espressione nell'ala del Museo Ebraico di Berlino, che ha la forza di estendersi,spezzarsi, uscire dagli schemi e muoversi nello spazio. Le linee creano dei piccoli mondi drammatici, la rappresentazione di un mondo reale che non sa e non può più mettere insieme i suoi pezzi e che ormai è lacerato.
L'architettura ora "comunica", in essa è evidente il simbolismo comunicativo tipico degli architetti di questi anni: il simbolo si appropria dello spazio.
Molta importanza assume dal 1980 in poi l'informazione, definita come il valore aggiunto di ogni bene, materiale e immateriale. L'architettura si trova al centro di questa nuova concezione, cerca di andare oltre il funzionalismo e, appunto, informa, fa parte del grande mondo della comunicazione contemporanea.
In questo contesto si sviluppa l'architettura di Steven Holl e di Renzo Piano, in cui rispettivamente, in uno c'è un forte interesse fenomenologico, in cui le metafore e le immagini evocate sono le radici per i progetti (per esempio il museo Chiasma) e nell'altro inizia ad essere sviluppato il concetto urbano di anti-zoning e mixitè funzionale, concetto ormai contemporaneo (Postdamer Platz). Piano attraversa anche il momento in cui si sente l'esigenza di dare all'architettura una funzionalità nuova, quella della cultura e del sapere, la società dell'informazione intreccia funzioni che prima erano divise. Egli agisce in una città contemporanea che ha bisogno di informazione, ma anche di simboli e immagini e intreccia pragmaticamente i due approcci.
Da questi temi si passa a sviluppi che in modo sempre più crescente coinvolgono l'ambiente nell'architettura, in particolare il terreno diventa una sorta di "innovazione tecnologica", l'architettura è metafora del paesaggio, le regole dei processi naturali diventano la base per le regole della ricerca architettonica, queste le premesse che aprono le strade a discorsi ecologici e di biosfera.
Un nuovo architetto che si fa strada in questi anni è Calatrava, che studia ingegneria civile, ma si interessa anche di arte: questo connubbio lo porta a intraprendere una strada di ricerca architettonica permeata di razionalità, ma anche di scultura. Calatrava progetta con una caratteristica tensione plastica ed estetica verso le membrature, la scultura è la base,l'ingegneria è la possibilità, l'architettura è la conseguenza.
Un architetto che anche si è formato seguendo la linea di più discipline è Koolhaas, che pubblica nel 1977 un libro chiave del suo pensiero,in cui analizza la metropoli americana, il principio della sua lettura urbana sta nell'accettazione che la città è formata dall'addizione di più regole formative.
Un progetto esemplificativo di Koolhaas è la casa Floriac.
Negli anni '90 prendono piede i temi della superficie della bidimensionalità, con sempre alla base la certezza della comunicazione, in particolare assume importanza la trasparenza con Jean Nouvel che usa la superficie con illusione e trasparenza, che non è più legata all'oggettività, ma all'allusività dei media e dei messaggi contemporanei; a questo proposito è giusto citare anche Herzog e De Meuron, che riprendono una tendenza alla ricerca di volumi puri (scuola di Aldo Rossi) e impianti geometricamente molto definiti cercando però di dare molto importanza alla "pelle" dell'edificio, come qualità che esalta la componente architettonica. L'architettura in questa fase attraversa ed è attraversata dall'esistente, é Tschumi che scopre una nuova potenzialità degli spazi interstiziali attraverso lo sviluppo del tema del layer, della sovrapposizione.
Nel frattempo due architetti americani inaugurano una nuova fase della loro ricerca architettonica: da una parte Eisenman che sperimenta il movimento, dall'altra Gehry con la sua plasticità scultorea e integrazione del contesto.
Con Eisenman si fa strada la tecnica del Blurring, lo sfocamento e il movimento, direttamente ricavato dall'arte futurista di Balla in particolare. La sua architettura si ritrova così ad essere una composizione che ruota,vibra,si incastra, che è studiata contemporaneamente in pianta, sezione e alzato, un'idea diventa un vero e proprio processo generativo. Nuove idee sono concepite anche per il concetto di città, in cui gli edifici creano l'immagine stessa della città, il terreno diventa un campo da gioco per sperimentare nuove tessiture che si sovrappongono, si deformano, entrano in tensione tra loro e creano la conformazione della città, la qualità aggiunta è la mano dell'architetto.
In Gehry gli spazi sono concepiti come una scena teatrale, dove i personaggi sono i volumi che si muovono all'interno. Le scene suggeriscono valori architettonici,ma anche sociali, si è invitati a viverli. Gehry è da sempre attratto dalla scultura,che assieme all'attenzione per il contesto e in particolare per il cheapscape, diventano suoi motivi dominanti. La progettazione è molto duttile, ma l'impostazione è organizzativa e plastica, demandata soprattutto dagli spazi accessori (auditorium Disney a LA). L'opera chiave è senza dubbio il museo di Bilbao,in cui la concatenazione dei corpi che si intrecciano si mescola alla rinascita della periferia in cui è situato. Troviamo in questa architettura come temi la traiettoria, il dinamismo e la plasticità, ma anche il simbolismo non lontano da Libeskind e Holl, è una vera e proprio nuova "cattedrale". Tutti questi temi entrano in uno stretto rapporto con l'organizzazione funzionale del progetto;
Si assiste ad un cambiamento della concezione di spazio: da spazio-organo a spazio-sistema, ciò vuol dire che la creazione di un edificio non è più basata solo sul suo funzionamento interno, ma su una più complessa rete di considerazioni. L'architettura ormai non è più legata all'idea di una catena di montaggio, ma piuttosto a un sistema di nodi in una rete sistematicamente sempre connessa.
LA SCACCHIERA
IL MUSEO EBRAICO DI BERLINO DI DANIEL LIBESKIND
Alcune notizie interessanti...
https://www.inexhibit.com/it/case-studies/daniel-libeskind-il-museo-ebraico-di-berlino-parte-2/ parte2
Video esplicativo sulla sintassi dell'opera
La mia scacchiera e il BANG!
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